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Intervista. Alex Marè tra i vicoli di Fermo: "Io, la moda e gli scatti in bianco e nero: così fotografo la realtà"

La Provincia di Fermo

21 apr 2021

FERMO - Creatività da vendere e una passione che non lo fa dormire la notte. Lui è il giovanissimo fotografo fermano Alex Marè, cresciuto con la macchina fotografica in mano, analogica o digitale non importa, è il suo mezzo per guardare il mondo, per immortalare un momento e la porta sempre con sé. A soli 25 anni il suo nome è già conosciuto e apprezzato dagli addetti ai lavori.

Nonostante la sua giovane età e il suo essere totalmente autodidatta, nel portfolio di Alex Marè compaiono attrici e top model di grande calibro come Cindy Crawford, Naomi Campell, Sara Sampaio, Irina Shayk, Cate Blanchett, Carla Bruni, Chiara Ferragni e uno scatto, che ci ha rivelato essere quello al quale è più legato, a Giorgio Armani. Nel suo futuro tanti progetti in cantiere e collaborazioni importanti.

E proprio in questi giorni ha cominciato a risuonare grazie a un progetto da lui ideato, che coinvolgerà 100 persone da ritrarre in un luogo simbolo della sua amata città natale, Fermo. Un lancio sui social e tutto si è messo in moto per partire la prossima settimana.

Alex, come e quando nasce la sua storia personale con la fotografia?

“Per gioco, sono sempre stato appassionato di arte, poi nel 2014 ho seguito la settimana della moda a Milano, sono andato per provare a fare qualche scatto, ma non era ancora mia intenzione fare della fotografia il mio lavoro. Poi è stato tutto un crescendo. Ho iniziato quindi con la fotografia di moda, è quella che mi appassiona di più ed è quella che in seguito mi ha portato a realizzare più scatti e a farmi conoscere”.

Nonostante il Covid che ha bloccato moltissime cose, tra cui le mostre fotografiche, le idee non si fermano. Come funziona il suo progetto?

“Quando hai una passione che non ti fa dormire la notte, come lo è per me la fotografia, le idee non si fermano mai, si è sempre in fermento. Specie in questo momento in cui possiamo spostarci poco e pensare molto. Lo scopo del progetto è molto semplice, parte dalla volontà di avere un documento fotografico di questo periodo particolare che stiamo vivendo. Oggi col digitale, il discorso della stampa non c'è quasi più, le foto sono quasi tutte nei nostri telefoni o nei nostri hard disk, non c'è un documento che ritragga l'era che stiamo vivendo. E l'utilità della fotografia secondo me sta proprio in questa sua capacità di documentare, in questo caso attraverso il ritratto”.

100 persone, 100 volti che andranno a raccontare questo esatto periodo storico in un libro fotografico, come li ha scelti?

“In realtà li ho scelti in base all'ordine di arrivo delle richieste, non conosco i loro volti, la loro storia, il loro carattere, ma il fatto che mi abbiano contattato tantissime persone mi fa ben sperare che ci sia qualcuno che, come me, ha voglia di avere un documento che ci racconti e che ci ricordi come eravamo in questo periodo”.

Giorgio Armani visto da Alex Marè

Il ritratto è la forma fotografica più difficile e lo zoccolo duro è proprio l'empatia che si deve creare con il soggetto, oggi più che mai ostacolata anche dalla distanza fisica imposta dal Covid. Cosa ne pensa?

“Per me il ritratto è l'essenza della fotografia. È come se dovessi fotografare l'esterno per cogliere soprattutto l'interno della persona. Forse è una dote naturale, ma ogni volta che fotografo qualcuno mi capita che mi dicano ‘io ti potrei raccontare tutto quello che ho passato nella vita’. Questo vuol dire che l'empatia si è creata, che il soggetto si sente libero di esprimere tutto se stesso, le sue unicità. Per me il ritratto è lo specchio della persona, di come è, di come la conoscono le persone ad essa vicine, senza nessuna storpiatura. Non amo l'omologazione, non mi piace creare il modello da seguire, ma amo rappresentare le persone per quello che sono, con i particolari che le contraddistinguono e che ne fanno uscire il carattere. Forse i miei soggetti percepiscono questo e si sentono liberi davanti all'obiettivo”.

I partecipanti sanno solo il posto dove verranno ritratti, puoi dirci qualcosa di più? Saranno solo volti o no?

“Non voglio svelare molto, ma posso dire che gli scatti saranno in bianco e nero, è la tecnica che prediligo nei miei lavori e che amo di più, semplicemente perché mi rappresenta, rappresenta la mia visione della vita, odio le persone indecise, per me una cosa o è bianca o è nera, senza mezzi termini. Per il resto posso solo dire che saranno ritratti e i ritratti in fondo non sono solo un volto. I ritratti sono una tipologia di fotografia, si tratta di rappresentare fedelmente una persona nella sua interezza, anche dalla postura, dalle movenze o semplicemente da come tiene le mani, si può capire molto del carattere di una persona”.

Una buona tecnica o una buona idea? Qual è il segreto di una bella fotografia?

Chiara Ferragni nello scatto di Marè

“La tecnica è importante, soprattutto se si fa fotografia in studio, ma la tecnica senza la costanza e la perseveranza, ti porta poco lontano. Il talento va sempre ampliato e sviluppato, non bisogna mai fermarsi. Le occasioni non ti vengono a cercare, bisogna stare sempre sul campo”.

A molti fotografi, o comunque a chi ha un occhio fotograficamente sviluppato, capita spesso di guardare le cose e le persone come fossero delle foto. È vero? Capita anche a lei?

“Ne parlavo tempo fa con un mio caro amico fotografo, mi diceva che col tempo avrei pensato “fotograficamente” ed è vero, la realtà è questa. Anche quando passo a trovare degli amici e vedo ad esempio le luci dei balconi o delle silhouette, c'è poco da fare, il mio pensiero diventa automaticamente una foto nella mia testa”.

Quindi lei e la macchina fotografica siete inseparabili?

“Assolutamente sì, è sempre con me”.


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